Tamburini su ricerca e cereali


Una nuova strada per la ricerca in cerealicoltura

Tamburini: “Oggi le rese del grano duro sono minori rispetto a 20 anni fa, occorre puntare su varietà più produttive e sane”


RAVENNALo scorso 30 luglio Roberto Tamburini, presidente di Apimai Ravenna e Consigliere Uncai, era ospite della trasmissione che Agrilinea Tv ha dedicato alla campagna cerealicola appena conclusa. Ne è uscito un quadro desolante per il grano duro (in media solo 55 q/ha). Invece la produzione di grano tenero è stata discreta (65 q/ha), contraddistinta anche da un buon contenuto proteico. L'orzo ha chiuso con ottime performance.

Le incessanti piogge di maggio hanno determinato una campagna in chiaroscuro. A parere del presidente di Apimai Ravenna, esistono però motivi più profondi e strutturali che trascendono l’andamento climatico. “Se la ricerca varietale non cambia strada, l’agricoltura italiana sarà sempre meno competitiva e l’acclamato made in Italy sarà realizzato con materie prime provenienti da altri Paesi”.

Oggi un ettaro di grano duro produce meno di 20 anni fa. “Nel caso del grano tenero i nostri centri di ricerca lavorano su varietà estere, soprattutto francesi, forse poco adatte alle nostre realtà. La ricerca dovrebbe lavorare su varietà che, oltre a essere resistenti alle malattie, raggiungano alti livelli di produzione da noi e non altrove. Occorrono dei grani che, con un andamento stagionale normale, producano almeno 80 quintali/ha”. La ricerca dovrebbe porsi questo obiettivo anziché concentrarsi sull’eccellenza o su nicchie come i cosiddetti grani antichi, pagati bene (anche 60 euro/q), ma dalle rese scarse (circa 20 q/ha): “Per salvarsi non bisogna andare a caccia di chimere, ma guardare realisticamente ai livelli di produzione, il mercato non si spingerà mai oltre un certo prezzo”.

Inoltre in Italia manca tra i produttori la voglia e la capacità di fare massa critica per rapportarsi, almeno alla pari, con la grandi industrie molitorie. “Invece continuiamo a muoverci in ordine sparso, senza considerare che siamo portatori di un unico interesse. Così si fa solo il gioco degli altri anelli della filiera; si parte dal prezzo finale al consumatore, ognuno toglie la sua fetta e quello che rimane... lo si dà all'agricoltore e al contoterzista”, ha concluso Tamburini.



Data pubblicazione

01-08-2019

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