Agromeccanici e caro gasolio


Uncai scrive al Presidente del Consiglio Mario Draghi e ai Ministri Stefano Patuanelli, Roberto Cingolani, Enrico Giovannini, Daniele Franco e Giancarlo Giorgetti

In una lettera inviata al Presidente Mario Draghi e ai Ministri Stefano Patuanelli, Roberto Cingolani, Enrico Giovannini, Daniele Franco e Giancarlo Giorgetti l’Unione Nazionale Contoterzisti Agromeccanici e Industriali - UNCAI chiede la riduzione delle accise fisse che gravano sul carburante. In particolare, per il comparto agricolo, chiede l’azzeramento di quelle che ancora appesantiscono il cosiddetto “gasolio agevolato” e la riduzione al 4% dell’Iva, “perché in agricoltura il gasolio è un bene di prima necessità, senza il quale non avremmo farina, pane e pasta”, spiega il Presidente UNCAI Aproniano Tassinari. Inoltre, l’Unione dei Contoterzisti propone un “bonus lavorazioni agromeccaniche” allineato con le tabelle “ettaro coltura” per compensare l’impennata dei costi energetici in un settore vitale per il Paese.

La pandemia e il conflitto in Ucraina hanno reso incerte le catene di approvvigionamento, la situazione è critica per tutto il comparto agroalimentare, a partire dal settore agromeccanico; da qui la richiesta del provvedimento d’urgenza”, prosegue il Presidente UNCAI. “I contoterzisti agromeccanici sono impegnati in tutte le lavorazioni in campo, dalla semina al raccolto al trasferimento su gomma dei prodotti. Anticipano ogni costo variabile, compreso quello per il gasolio. Se un anno fa per ritirare a inizio anno 100mila litri di gasolio agricolo un’impresa agromeccanica spendeva 65mila euro, oggi per lo stesso quantitativo occorrono quasi 130mila euro. Si tratta di imprese di media grandezza, che potrebbero non riuscire a reggere un’esposizione finanziaria di tale misura fino a dicembre, quando fatturerà le lavorazioni ai clienti.”

Senza l’intervento richiesto, si assisterà a un effetto a cascata sul costo dei servizi conto terzi e soprattutto dei beni alimentari. “Come si possono ricalibrare le tariffe delle lavorazioni agromeccaniche rendendole proporzionali all’aumentare del costo di gasolio, ma anche mangimi, urea e fertilizzanti? Di quanto dovremmo aumentare il costo di una semina o di una raccolta? Del 40%? Del 50%? Ancora di più? Come è facile capire non è possibile spingere troppo sui prezzi. Se però non si trova una soluzione, e in fretta, si smetterà di produrre. Un paradosso, visti e sentiti gli inviti a produrre di più, a guadagnarsi, addirittura, la sovranità alimentare!”, prosegue Tassinari.

UNCAI è consapevole della necessità di ridurre i costi energetici e migliorare le performance economiche e ambientali a lungo termine; i contoterzisti sostengono l’approccio agro ecologico e una transizione ecologica che abbia come importante traguardo quello di disinvestire dai carburanti fossili. “Da almeno un anno, tuttavia, la priorità è far rendere sostenibili i costi del gasolio agricolo, in assenza di alternative reali. Non agire immediatamente significa rinunciare a fare qualcosa di concreto e salutare per l’Italia e gli italiani; significa rinunciare a cura e vaccino per puntare tutto sull’immunità di gregge! A un certo punto diventa una strada senza ritorno, dove fare un calcolo di costi e benefici è retorica accademica”. Oggi il gasolio è il solo combustibile che permette di mantenere (e si spera di incrementare) i 12,8 milioni di ettari di Sau italiana. “L’agricoltura, con i contoterzisti e gli agricoltori, trasforma in cibo l’energia potenziale insita nel suolo e in un seme. Non lo fa il vento, non lo fa il sole, non l’acqua e neppure ciò che che finisce in un biodigestore, ma agricoltori e contoterzisti con i loro macchinari azionati ancora dal gasolio. E l’orizzonte temporale, la stagionalità dell’agricoltura, non permettono di prendere tempo”, conclude Tassinari nella lettera.



Data pubblicazione

09-03-2022

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